Mondi nuovi, vecchie paure e stadi in deroga: benvenuta Lega Pro!
Ci sono giorni come quelli appena trascorsi in cui ogni cosa che vediamo appare carica di significato ai nostri occhi: messaggi, mezze frasi, pensieri intercettati e decodificati che sarebbe difficile comunicare a chi non appartiene al mondo Turris. Perché tutto quello che riguarda il calcio nella nostra città profuma di sentenza inappellabile, di momento sempre decisivo. Comprenderete quindi la difficoltà a parlarne come fosse merce che trovi tranquillamente al supermercato.
La conquista della Lega Pro, certo, è un segnale di rottura con il passato. L’errore è credere che sia tutto qui. E quindi tutti a dire: ‘Che sollievo, rimetto il contachilometri della storia a zero, passo la spugna sulla lavagna e via’. Invece lo zero del contachilometri non si attiva e il numero indicato non vuole sapere di cancellarsi sulla lavagna della storia. Non puoi farlo, non viene via. Perché il passato è un congegno costruito ad arte, inteso come misuratore di consenso onnipresente con tutto il suo peso. Consenso (inevitabilmente politico) che si basa unicamente su emergenze conservative, che non conosce mai fine.
Finché c’è disagio c’è speranza. Eppure qualcosa comincia a funzionare, quindi qualcosa va storto. Come non è chiaro? La somma di tutti i disagi possibili e accumulabili in una città come la nostra porta ad un risultato inaspettato. La Turris infatti cambia il concetto di emergenza che, da negativa, diventa positiva. Positivo è il rischio d’impresa, positiva è la lungimiranza e la voglia di misurarsi con nuove sfide. E poi il paradosso dei paradossi: la tanto attesa serie C, a Torre del Greco, diventa la sveglia e l’orologio biologico che nessuno ha voglia di sentire. Dormo solo altri 10 minuti e poi mi alzo. Le strutture, il diritto allo sport, il calcio come grande veicolo di riscatto sociale. Niente da fare, manca poco e ci giochiamo pure il professionismo. Perché in questa città funziona così. Sette giorni di festa, trenta di sventura. L’unico luogo della terra in cui si narra di tifosi diventati tecnici comunali in stato di emergenza. Le luci? I sediolini? La certificazione del sintetico? La rappresentanza politica oramai sostituita da una enorme rappresentazione teatrale dal sapore tragico.
Sono stati giorni durissimi, inutile negarlo. Dirigenti e amministratori locali inermi e (spesso) negligenti da una parte del fiume, l’appuntamento con la storia dall’altra. E allora ti liberi a colpi di dignità, con rapidi zig zag, della morsa dei tuoi guai per un tour all’ultima deroga. Castellammare, poi Rieti, due curve ed ecco Monopoli, rientra verso Francavilla Fontana, rapida sosta a Benevento poi svolta a destra, direzione Avellino. Fine corsa, fine pena. Eccoci, seppur in affanno. Il colpo di coda di una società di calcio ambiziosa quanto basta per giocarsi le ultime carte e vincere la partita.
Come va a finire tutto il resto? E lo stadio Liguori, le carte, i timbri, i certificati? Non è che ogni storia deve avere necessariamente un inizio e una fine. Come tutti i racconti anche quello che riguarda la nostra città ha due facce. La continuità della vita e l’inevitabilità della morte, nella stessa stanza. Perché dal caos e dalle contraddizioni da cui proveniamo possono nascere le cose più belle. E allora benvenuta serie C, noi siamo pronti. Finalmente.
Ettore Troia