Torre senza calcio: il dolore dello stop forzato diventi un’occasione. C’è un anno di tempo per far rinascere la Turris…

23.08.2025 10:38 di  Vincenzo Piergallino   vedi letture
Torre senza calcio: il dolore dello stop forzato diventi un’occasione. C’è un anno di tempo per far rinascere la Turris…

L’estate che finisce porta con sé, come ogni anno, il profumo del calcio domenicale. Le squadre si radunano, i tifosi riprendono a sognare, le città si colorano di speranze, paure, curiosità. È il rito collettivo che scandisce le nostre vite, il filo invisibile che lega le domeniche degli italiani. Ma non a Torre del Greco.

Per la prima volta in ottant’anni, qui il calcio si è fermato. La Turris, adesso, vive solo nella memoria, nelle voci che raccontano di partite epiche e domeniche di gloria, ma quest’anno non parteciperà a nessun campionato. Un silenzio irreale ha preso il posto del boato di Viale Ungheria: la via che portava allo stadio è muta, e lo stadio stesso, quel Liguori teatro di mille battaglie, oggi è cupo, sospeso tra abbandono e malinconia. Il famoso "ruggito del Liguori" appare solo un vecchio ricordo…

Eppure, più che la mancanza del pallone, è la rassegnazione ad avvelenare l’aria. La piazza, una volta vibrante, è stata lentamente inghiottita da tossicità e veleni. L’anno sabbatico, ora possiamo dirlo, è realtà. Ma la vera domanda è: sarà davvero solo un anno? O l’inizio di uno stop definitivo?

Il lutto per la perdita della cosa più cara ai torresi, insieme all’Immacolata, deve diventare spunto di riflessione. Non basta piangere il passato: serve immaginare il futuro. Un popolo che ha inciso il motto “Post fata resurgo” nella propria identità non può restare inerme. Torre è fatta di marittimi che hanno sfidato tempeste, di gente che ha sempre trovato la forza di rialzarsi. Ed è questo il momento in cui bisogna tornare ad essere comunità: senza bandiere divise, senza fazioni, senza rancori.

La Turris era il collante, l’elemento che univa tutti i torresi, al di là dei quartieri, degli strati sociali, delle provenienze. Bisogna ritrovare quello spirito. C’è un anno di tempo: un anno che può diventare occasione, se usato per programmare con serietà una rinascita, indipendentemente dalla categoria. O che rischia di diventare pietra tombale su una storia lunga ottant’anni. Un anno per ritrovare la dignità perduta e rinvigorire una passione deturpata…

E continuare a parlare di Turris, nei bar, nelle piazze, sui media, anche senza partite da raccontare o tabellini da riportare, può essere il modo più semplice e autentico per non lasciar spegnere quel fuoco. Tenerlo vivo, alimentarlo con il ricordo e con la parola, è già un atto di resistenza. Perché un giorno, presto, questo silenzio potrà trasformarsi in nuovo boato, e il tempo sospeso diventare preludio di rinascita.