Bluff Di Stefano: Torre del Greco ancora presa in giro. Ora il sindaco rifletta bene prima dell'ennesimo danno d'immagine…

Un'altra beffa. Un altro schiaffo alla città. Un’altra figuraccia per il calcio a Torre del Greco. Il bluff messo in scena da Attilio Di Stefano ha il sapore amaro di una presa in giro di proporzioni clamorose.
Un ripensamento, certo, può starci. Ma non dopo settimane di interviste pubbliche, non dopo una visita ufficiale in Comune, immortalata con tanto di foto insieme al sindaco, non dopo aver contattato allenatori, direttori sportivi e calciatori, arrivando perfino a parlare di “progetto per riportare la Turris nei professionisti”. È inaccettabile per una città ferita. Perché si è andati ben oltre la semplice esplorazione: si è creata un’illusione collettiva, un fumo negli occhi ai danni di una piazza già devastata dalla recente scomparsa del club. E non dimentichiamo che segnali poco incoraggianti c’erano già stati in precedenza quando Di Stefano aveva completamente ignorato la prima scadenza istituzionale per manifestare la propria candidatura, rimediando una figuraccia silenziosa, oggi confermata nei fatti, o con i continui cambi di versione che filtravano da parte del suo entourage inerenti il ruolo futuro (prima socio di minoranza di una fantomatica cordata, poi fuori dai giochi, poi referente principale del gruppo che avrebbe dovuto rilevare il club).
C’è poi un senso di beffa reiterata, anche nei confronti di chi – nonostante tutto – aveva riposto fiducia in quest’ennesimo “salvatore della patria”, o in chi l'aveva accolto con toni troppo trionfalistici. Una parte della tifoseria che, troppo spesso, dimentica le esperienze degli ultimi vent’anni e si lascia puntualmente abbindolare da chi sa usare le parole giuste al momento giusto, salvo poi voltare le spalle nel momento in cui arriva il momento di fare sul serio. E magari chi, legittimamente, aveva posto dei dubbi – basati su ragionamenti, esperienze pregresse e dati oggettivi – è stato additato come disfattista o nemico della rinascita.
Ma in tutto questo va evidenziata, senza mezzi termini, anche la responsabilità politica del sindaco Luigi Mennella. Perché, a selezione ancora aperta, a nostro avviso, non si concede un trattamento pubblico e mediatico a una sola candidatura. Non si fa la foto con chi, fino a quel momento, aveva offerto solo promesse a voce. Perché poi, quando il castello crolla, l’imbarazzo è per tutti. Anche per chi rappresenta istituzionalmente la città. E infatti così è stato.
Adesso, più che mai, è il momento di fermarsi e riflettere. Mennella aveva annunciato l’esistenza di altre candidature locali. Se ci sono, se sono davvero concrete e serie, il tempo per valutare resta pochissimo. Ma se nemmeno queste offrono garanzie, se le basi non sono solide, allora è doveroso avere il coraggio di dire basta.
Meglio rinunciare al titolo concesso dalla FIGC e restituirlo, piuttosto che forzare la mano e rischiare l’ennesima farsa ai danni di una città sportivamente martoriata. Perché oggi il sindaco rappresenta l’unico filtro tra la Turris e l’ennesimo fallimento. E se le chiavi del futuro calcistico dovessero finire ancora una volta in mani sbagliate, stavolta i cittadini sapranno esattamente con chi prendersela.