Crediti d’imposta fasulli, il calcio italiano sotto inchiesta...

Il calcio italiano è scosso da un nuovo fronte giudiziario che riguarda l’utilizzo di crediti d’imposta inesistenti da parte di alcune società professionistiche per compensare i propri debiti tributari e previdenziali. L’inchiesta – come riportato in un ampio servizio de Il Sole 24 Ore – vede al centro il Brescia Calcio, che rischia una penalizzazione in classifica e addirittura la retrocessione in Serie C per aver utilizzato bonus fiscali rivelatisi poi fasulli.
Nel caso specifico, il club lombardo avrebbe acquistato a febbraio 2025 crediti IVA per 2,4 milioni di euro da una società terza, utilizzandoli per saldare imposte e contributi. Tuttavia, a seguito di controlli incrociati da parte dell’Agenzia delle Entrate, questi crediti sono stati giudicati inesistenti. Una situazione che ha portato la Procura Federale ad aprire un procedimento, con prima udienza fissata per il 22 maggio.
Ma il Brescia non sarebbe l’unico caso: anche il Trapani, militante in Serie C, ha dichiarato pubblicamente di aver acquistato crediti dalla stessa società coinvolta nella vicenda. La dirigenza siciliana si è dichiarata parte lesa e ha annunciato l’intenzione di presentare una denuncia, chiarendo di aver agito in buona fede e nel rispetto della normativa.
A vendere questi crediti, secondo quanto ricostruito da Il Sole 24 Ore, è stata la Alfieri SPV Srl, una società veicolo di recente costituzione (ottobre 2024), con sede a Milano e amministrata da un giovane imprenditore di 25 anni.
In questo contesto, è importante sottolineare come la pratica dell’acquisto di crediti d’imposta, se regolare, sia prevista dalla legge e non vietata dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio. È un meccanismo ampiamente utilizzato da diverse società, soprattutto in condizioni di liquidità precaria, per far fronte alle stringenti scadenze federali. ad esempio, altre società come Reggina e Taranto avevano fatto ricorso a meccanismi simili, in periodi di gravi difficoltà finanziarie, che si sono poi conclusi con il fallimento e l’uscita dal calcio professionistico.
Anche la Turris, recentemente esclusa dalla serie C, aveva adottato questo strumento, come emerso nel corso dell'anno: "Tra la Turris e il CO.MU. Consorzio Multiservizi risultano tre contratti di cessione di crediti d’imposta per un valore complessivo di 193.599,25 euro. Questi crediti sono stati subito utilizzati dalla Turris tramite modello F24, principalmente per saldare debiti fiscali, ritenute e rateizzazioni della precedente stagione sportiva, tra l’altro compensati da intervento successivo dell'ex presidente Antonio Colantonio sotto forma di sponsorizzazione, dopo accordo transattivo trovato in quel di ottobre, a seguito di riunione in sede istituzionale".
Secondo quanto riferito ancora da Il Sole 24 Ore, la Figc ha già sollecitato la Covisoc e l’Agenzia delle Entrate a effettuare le necessarie verifiche, pur ribadendo che, finché le operazioni non risultano fraudolente o illecite, non si possono sanzionare strumenti previsti dalla normativa fiscale statale.