L'ex Gaglione: "La Turris deve ripartire dai torresi. Io ho già dato, ma in un discorso allargato potrei rientrare..."

Intervenuto in qualità di ospite nell’ultima puntata di Turris Live, trasmissione a cura di Vesuvio Live, l’ex presidente della Turris, Rosario Gaglione, ha parlato di passato, presente e futuro riguardo i colori biancorossi: “Io penso che il calcio a Torre del Greco dovrebbe ripartire con dei torresi, che sia Eccellenza o Serie D, ma sicuramente con dei torresi. Senza nulla togliere ai nomi che ho sentito, come Di Costanzo o altri imprenditori di fuori — nei giorni scorsi si è parlato anche di loro — ma io dico che Torre del Greco ha imprenditoria sufficiente per poter fare una Serie D dignitosa. Non c’è bisogno che venga gente da fuori. Anche perché poi, dopo un anno, due o tre, potremmo ritrovarci al punto di partenza. Quindi io opterei sempre per imprenditori torresi, che sicuramente ci sono. Magari non vogliono uscire allo scoperto, ma ci sono. Torre del Greco è una città importante. La situazione che si è creata con l’esclusione dal campionato di Serie C ha fatto male a tutti, non solo a livello calcistico, ma anche sociale. Se n’è parlato da Canicattì a Bolzano. Quindi non possiamo permetterci di fare altre fesserie. Torre del Greco non può permettersi di sbagliare ancora, perché poi queste cose hanno una risonanza nazionale”.
Gaglione precisa: “Se poi parliamo degli ultimi due torresi — e parlo sempre con rispetto — il primo, penso, non avesse mai visto una partita della Turris (riferendosi a Colantonio); il secondo, Capriola, penso non avesse mai messo piede al Liguori. Quindi, bisogna sì ripartire dai torresi, ma questo non basta: ci vuole passione e competenza. Io penso che ci sono persone a Torre del Greco che hanno queste qualità. Io li vedevo quest’anno in tribuna. Serve però far capire che non può essere un progetto basato su una o due persone. Serve una struttura solida. Torre del Greco è una città importante, mica una squadretta qualunque. Io vedo in Serie D squadre che sulla cartina geografica manco esistono. Torre del Greco è una realtà nazionale”.
Su un suo possibile coinvolgimento nella Turris del futuro: “Io già ho dato in passato. Potrei essere uno tra tanti, ma non potrei ripetere l’esperienza di anni fa, dove ho gestito da solo il club per sette stagioni, con campionati importanti. E posso dire che non c’è un giocatore, un albergatore, un autonoleggio, che possa dire: “Gaglione mi deve dare un euro.” E questo è importante: dare un’immagine seria a una società. Cosa che la Turris, purtroppo, negli ultimi anni non ha avuto. Ricordo bene la ripartenza con il Gaudianum: eravamo in cinque o sei imprenditori, ma poi qualcuno iniziò a volere “più visibilità”. E quando si vuole fare una società insieme, bisogna dare voce a tutti. Dopo quell’esperienza, comprai il titolo dell’Ercolanese con altri amici per ripartire dalla D".
Sull’addio alla Turris: “Dopo sette-otto anni di campionati, sempre di vertice — e ricordiamo che la Serie D è il campionato più difficile, vince una sola squadra — andammo a fare la finale play-off con il Rimini e la finale di Coppa Italia con il Perugia. Quell’anno non ci furono ripescaggi, purtroppo. Qualcuno mi contestò e ci fu l’avvento di Mario Moxedano, che portò il suo titolo a Torre. Io, per salvare il titolo della Turris, lo poggiai a Nola. L’anno dopo lo portai a Vico Equense, perché speravo ancora di tornare a Torre, convinto che Moxedano restasse solo un anno. Invece durò. E alla fine regalai il titolo alla città di Vico. Fine della storia”.