La Turris di oggi frutto di un lungo percorso. Per tutti noi, figli di questa strana fortuna...
C’è una età felice, tra giovinezza e vecchiaia in cui si può finalmente smettere di prendere la propria passione per il calcio come una questione privata. Se ci fosse stato qualche impedimento, la vita ce lo avrebbe comunicato, credo. Eppure qualcosa non torna. Diamo fastidio a qualcuno? E ci dispiace per gli altri diceva una canzone, perché sono tristi. Ogni domenica un allenatore si siede davanti ad un microfono, dopo una partita contro la Turris, lamentando la condizione del pover’uomo (lui stesso) che la mattina va a lavorare e che non può essere tramortito dall’efficienza altrui.
Eppure, credetemi, ho visto cose in quarant'anni di pallone che voi neanche immaginate.
Ho visto prendere due pali con un rigore solo e perdere un campionato sull'azione seguente, ovviamente su rigore.
Ho visto Turris – Brindisi ‘82 che non è Italia - Germania ‘82 perché non finisce come il mondiale.
Ho visto le prime scuse formulate dalla gente per spiegare l’inspiegabile.
Ho visto Zeman appiccare il fuoco al Liguori.
Ho visto un campionato perso a 7 minuti dalla fine e una città che brucia.
Ho visto la mia famiglia allo stadio mentre chiede perché battere il Molfetta non basta per andare in C1.
Ho visto il professionismo volare via così, nove minuti dopo il novantesimo.
Ho visto paesi sconosciuti e uscite autostradali improvvisate, forse solo immaginate.
Ho visto Lavello-Turris il 23 dicembre di un anno irrilevante, senza un tiro in porta, senza un segnale di esistenza, ad un passo dalla vita che nasce in una mangiatoia.
Ho visto spareggi promozione sistematicamente perduti e promesse mai mantenute.
Ho visto calciatori acquistati a luglio, allontanati a novembre, richiamati a dicembre, poi allontanati a gennaio. E poi basta.
Ho visto il mago di Petacciato che per poco non gli riesce l’incantesimo.
Ho visto la Turris con un altro nome.
Ho visto partite inutili appollaiato su palazzine abusive mai terminate.
Ho visto gente attendere questo momento da tutta una vita, ma che non ha fatto in tempo.
Ho visto mio padre.
E poi ho visto gente definirci fortunati. Allora dico a voi, voi che ci invidiate la sorte, chissà perché. Ma secondo voi perché ci troviamo qui? Davvero non riuscite a capire?
Perché ce lo siamo meritati. Ecco perché.
Ettore Troia