Una Turris con cui rinascere. Oltre i muri di una pandemia, oltre le paure, oltre noi...
Cos’era il calcio solo qualche tempo fa in una città come Torre del Greco? E’ strano, ma immagino che in pochi siano in grado di capire cosa dovrebbe insegnarci una situazione come questa. Vite e passioni interrotte sulla riva del fiume che non possono attraversare e che riconduce sulla sponda opposta delle nostre abitudini. Il nostro solito sabato del villaggio con la domenica dedicata totalmente alla squadra del cuore. Fino all’epilogo del bilancio serale con gli amici di sempre, mentre riprendi la strada di casa di rientro da Viale Ungheria, in una fredda serata di dicembre.
Ma dove siamo adesso di preciso? Una nuova dimensione mentale prende forma nelle nostre teste, in qualche incrocio senza nome e qualche linea elettrica che penzola verso il basso. Scene da paesaggio post atomico per colpa di un virus, certo. Eppure non si trova da nessuna parte il luogo dell’impatto. Vorrà dire che a tentare di mettere ordine ci proveremo da questo particolare punto di osservazione. Proveremo allora ad entrare nella testa dei tifosi che fino all’anno scorso parlavano a voce alta di se stessi. Inutile dilungarsi oltre, ognuno di noi conosce pensieri e paure dell’altro. Una cosa ragionevolmente innocua usata come strumento di sopravvivenza per alcuni, simulatore di vita reale per altri e metafora del cuore per gli ultimi esemplari poetici di questa terra. Poi è sopraggiunto il caos con una forma che nessuno credeva potesse esistere. E allora tutti i nostri difetti sono venuti fuori senza alcuna pietà, senza giri di parole che potessero rallentare la verità.
Quindi, senza tirarla troppo per le lunghe, abbiamo messo in un angolo del nostro cuore la passione per il calcio fatta di giornate allo stadio, in attesa di qualcosa che non riusciamo ad immaginare esattamente. Impossibile sapere sotto quali forme si rivelerà. Eppure non tutto è da dimenticare e se a dirlo siamo noi tifosi della Turris potete crederci senza esitare. Ripartire si può, esatto. Ripartire dalla cose che ci sono riuscite meglio fino a questo momento. Rinascere grazie a questa squadra, assistendo alle sue mirabolanti avventure, quelle che ci riempiono il cuore come mai prima ad ora. Tra alchimie tattiche, ostinazione, classe, crescita individuale e consapevolezza di gruppo, questa società con la sua giovane creatura, plasmata, incoraggiata e coccolata sono già con un piede nella storia. Si, una squadra di calcio, il punto preciso da cui ripartire. Come diceva uno striscione di tanto tempo fa: ‘Con orgoglio in tutta Italia’. Rinascita e ricostruzione etica per una città che ha maledettamente bisogno di credere che esista ancora un varco dove si possa sconfinare, una maledetta possibilità.
Il calcio è una cosa innocua? Forse si. Un anno terribile e paradossale sta per concludersi, certo. Ma una Turris capace di grandi imprese fa bene al cuore, oltre i muri di una pandemia, oltre le paure, oltre noi. Questa è un racconto che è già storia. Un romanzo che non vuole troppe domande. Tutto quello che importa è che, prima o poi, lo riprenderemo insieme.
Ettore Troia