Turris, una stagione nata storta e che fatica a raddrizzarsi. Urge badare al sodo e tornare sul mercato, altrimenti si rischia grosso...
Una stagione iniziata storta e che fatica a raddrizzarsi. Doveva essere l’annata delle rinnovate ambizioni, quella in cui si sarebbe provato ad alzare ulteriormente l’asticella dopo lo storico risultato del campionato precedente, ma per il momento il cammino della Turris è stato faticoso, compassato e assolutamente deludente, a maggior ragione se si confronta con quello della gestione Caneo, frutto di un collettivo che girava all’unisono e che aveva le idee estremamente chiare su come perseguire il risultato, attraverso il gioco ed il collettivo. Quella Turris, sfacciata ed entusiasmante, era il risultato di una modello societario rivelatosi vincente, ovviamente in proporzione con l’attuale dimensione del club e della stessa piazza. Un modello impostato su profili magari non altisonanti ma che avevano fame e voglia di emergere, esaltati da un’idea di gioco congeniale alle loro qualità. E fu così che esplosero i vari Varutti, Manzi, Franco, Tascone, Leonetti e Santaniello, finanche lo stesso Caneo, tecnico che prima di salpare a Torre del Greco era finito nel dimenticatoio del calcio nazionale. Giocatori sì di categoria, ma che avevano nelle corde ancora vari step di crescita, che hanno raggiunto proprio in rossocorallo.
Invece, politica nettamente opposta e per il momento improduttiva quella attuata quest’anno, basata sull’ingaggio di tasselli dal curriculum di spessore, dagli ingaggi onerosi e pluriennali, ma che sono arrivati a fine mercato, in condizione precaria, e con la potenziale sindrome da “pancia piena”. Infatti, ad eccezione di Maniero, il resto dei big finora ha inciso molto meno rispetto alle aspettative iniziali. Un organico che sin dalle prime uscite ha dato la sensazione di nascere già con delle toppe o con dei “difetti di fabbrica”, vale a dire con grandi individualità in avanti, più di un’incognita in mediana, con Taugourdeau ed Ardizzone che finora stanno facendo rimpiangere altamente Franco e Tascone. Ma soprattutto con più di una lacuna in difesa, colpevolmente non colmata dopo la partenza di Lorenzini nello scorso inverno, evidenziata da un utilizzo, oltre previsioni di uno stremato Di Nunzio, passato per necessità da rincalzo d’esperienza a titolare insostituibile e dal balbettante Boccia, vera e propria scommessa dell'ex Canzi, esonerato a meno di 24 ore dall'ingaggio del suo pupillo.
Non a caso i tre allenatori finora succedutisi sulla panchina biancorossa, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, non hanno ancora trovato la formula tattica giusta per far esprimere al meglio questa squadra. Ma anche sulla scelta dei trainer potrebbe essere sollevata una legittima obiezione, visto che dopo aver toppato già in due occasioni la guida tecnica, affidarsi al terzo tentativo ad un giovane emergente come Di Michele, magari anche promettente ma con scarsissima esperienza in terza serie (le uniche alla guida della Lupa Roma, culminate con due retrocessioni) ed in situazioni così delicate, è sembrata quantomeno una scelta molto ma molto azzardata.
Insomma, vari elementi inducono alla conclusione che questa può anche essere definita, con molta serenità, una “stagione sbagliata”. E non sarebbe assolutamente un dramma, visto e considerato che si veniva da un biennio nel quale erano state azzeccate tante mosse, ottenendo quasi il massimo nel bilancio tra risultato sportivo ed economico. Non si può certo biasimare la volontà di migliorarsi ulteriormente ma per Torre del Greco, vista la dimensione raggiunta nel ritrovato professionismo, almeno nell’immediato futuro la priorità dovrà sempre essere il mantenimento della categoria e proprio per questo motivo va assolutamente evitato che, una comprensibile stagione sbagliata, non si tramuti invece in una vera e propria catastrofe, come lo sarebbe in caso di un risucchio nei bassifondi della classifica. Pertanto, sarebbe opportuno, a questo punto, mettere da parte asticelle ed ambizioni troppo impegnative che la squadra, almeno fino a questo momento, non ha dimostrato di essere in grado di poter soddisfare.
Urge badare al sodo, anche a costo di assumere una mentalità nettamente provinciale e di essere poco appariscenti, per condurre la barca in acque tranquille, lontana da zone pericolose, per poi analizzare a mente fredda cosa non ha funzionato e ripartire con maggiore consapevolezza.
Urge limitare i danni ed ottenere quanti più punti possibili fino all’apertura del mercato invernale, dove sarà fondamentale apporre dei correttivi alla rosa, quantomeno nel pacchetto arretrato.
Urge mettere da parte il fioretto e giocare di sciabola, in prossimità di trasferte che si preannunciano probanti anche dal punto di vista ambientale.
Perché questa Turris di borghese, finora, ha dimostrato soltanto di avere soltanto i nomi e nulla più…