Covid, calcio e Turris: "Qualcosa per riflettere, qualcosa con cui rinascere..."
Vorrà dire che a tentare di mettere ordine ci proveremo da questo particolare punto di osservazione. Ci proverò io ad entrare nella testa dei tifosi torresi che fino a qualche settimana fa parlavano a voce alta di se stessi. Inutile dilungarsi oltre, ognuno di noi conosce pensieri e paure dell’altro.
Cos’era il calcio solo qualche giorno fa? Una cosa ragionevolmente innocua usata come strumento di sopravvivenza per alcuni, simulatore di vita reale per altri e metafora del cuore per gli ultimi esemplari poetici della città. Poi è sopraggiunto il caos con una forma che nessuno credeva potesse esistere. E allora tutti i nostri difetti sono venuti fuori senza alcuna pietà, senza giri di parole che potessero rallentare la verità. Quindi, senza tirarla troppo per le lunghe, abbiamo messo in un angolo del nostro cuore la passione per il calcio e per la Turris.
Mentre giorno dopo giorno le nostre speranze finivano in quarantena, sostituite da nuove ansie libere e impunite alla luce del sole, noi ci stavamo reinventando, grazie alla Turris, a questa Turris, con una storia completamente nuova. Era una cosa tipo: ‘Se vinci partite così al 95’ vuol dire che è la volta buona’. Era tutto molto genuino, come un ragionamento approssimativo che diventa la perfezione assoluta. Poi la melodia è diventata un frastuono assordante. Quello di una città interrotta che non sa come continuare. Ed è diventato tutto molto, molto difficile.
Certo, parlavamo di calcio che dalle nostre parti è speranza e riscatto, quindi è anche un po’ la vita. Non possiamo sapere quando tutto questo finirà, ma finirà. Proveremo a ripartire dalla cose che ci sono riuscite meglio fino a questo momento. Una squadra, tipo questa Turris, metafora di rinascita e ricostruzione etica. Il calcio è una cosa innocua? Forse si. Ma capace anche di grandi imprese, oltre i muri, oltre le paure, oltre noi.
Questa storia non finirà e prima o poi la riprenderemo insieme. Adesso siamo fermi e impauriti, certo. Eppure ritroveremo il senso di questo romanzo, per scrivere l’ultimo rigo di questa favola straordinaria. Non chiedetemi quando, adesso restiamo abbracciati nei pensieri, di più non possiamo fare. E per tutto il resto, prima o poi, succederà.
Ettore Troia