L'editoriale di Raffaella Ascione: "Progetto Turris, adesso tocca a tutti noi..."

07.02.2013 22:13 di  Vincenzo Piergallino   vedi letture
L'editoriale di Raffaella Ascione: "Progetto Turris, adesso tocca a tutti noi..."

Programmazione, programmazione, programmazione. Quasi invocata negli ultimi anni, in cui a sventolare era invece la bandiera dell’improvvisazione. E programmare si sa, non equivale a vincere subito. Difficile dirlo a chi viene da dodici anni di sofferenze ed umiliazioni. Difficile, ma doveroso, perché realmente costruttivo. Buona parte della piazza pare aver recepito il messaggio, manca all’appello ancora qualcuno. Almeno sulla carta la speranza di reinserirsi nella lotta per il primato resta viva, ma la chiave di lettura di questa prima stagione targata Moxedano deve essere- ora più che mai- necessariamente un’altra. Una stagione che potrebbe rappresentare una sorta di succulento antipasto- c’è ancora una Coppa da alzare- rispetto a ciò che potrebbe riservare la prossima, oltre che un’occasione per recuperare, alimentare e cementare quei rapporti di fatto fondamentali nell’ottica di un programma vincente. Ad oggi non sono mancati i dissapori, in fondo però quasi connaturali ad ogni approccio, ad ogni nuova conoscenza. Nulla comunque che non possa comporsi attraverso un’effettiva unità d’intenti. E l’unità di intenti non può che maturare da una semplice presa di coscienza. Non c’è stato negli ultimi anni un solo campionato in cui la Turris avesse- obiettivamente- la possibilità, la forza o quantomeno l’aspettativa di ritagliarsi un ruolo da protagonista; stagioni anonime, magari con qualche sussulto, che hanno indotto la piazza al peggiore dei mali. Il trascinarsi, con un finto distacco misto a frustrazione. Legittimo sperare che il presidente vincente che sceglie di investire- e tanto- per il rilancio di un’ormai agonizzante Turris, potesse in un solo anno cancellare con un colpo di spugna dodici anni di bocconi al veleno, ma legittimo anche che quello stesso presidente rivendichi a sua volta la possibilità di gestire il proprio programma, eventualmente sulla base di valutazioni di carattere imprenditoriale, anche se questo significa spalmarlo in un biennio. Tanto più che sin dall’inizio era stato detto alla piazza che l’obiettivo sarebbe stato quello di centrare la Lega Pro unica nell’arco di due anni. E così, quegli stessi tifosi che per anni sono stati maestri nell’arte dell’indulgenza (o meglio della sopportazione) e dell’attesa, sono chiamati adesso ad un’altra attesa, con la differenza che stavolta sull’altro piatto della bilancia non ci sono più vuote aspettative, ma prospettive vincenti. Che sia però un’attesa matura ed intelligente, da parte di tutti. Starsene al varco col dito puntato non è sposare un progetto. Comprenderlo, soppesarlo ed eventualmente criticarlo in maniera consapevole e costruttiva vuol dire sposarlo davvero. La Torre del Greco che vuole vincere ha adesso un presidente non abituato ad andarsene da perdente. Dopo i primi mesi di convivenza fatta di alti e bassi, è tempo di far decollare il matrimonio.

Raffaella Ascione - Il Roma