Pepe-Turris, un addio che non sorprende...

Storia di un feeling mai sbocciato tra società ed allenatore...
02.09.2015 06:47 di  Vincenzo Piergallino   vedi letture
Pepe-Turris, un addio che non sorprende...
© foto di salvatore varo

Ai più potrebbero sembrare inspiegabili e indecifrabili le brusche dimissioni di Alfonso Pepe, per il modo ed il tempo in cui sono pervenute. Ma, se analizziamo attentamente e a ritroso la breve storia del tecnico salernitano alla guida della Turris, ci accorgiamo in realtà che questo precoce divorzio è stata solo la conseguenza di un matrimonio traballante già dai primordi.

IL FAUTORE DELLA SCELTA - Pepe viene accostato con insistenza alla Turris a metà giugno. La notizia viene accolta con sorpresa, dato che fino a quel momento il suo nome non figurava tra i numerosi candidati sondati. Il suo arrivo porta la firma di Vincenzo Calce, il dg corallino destinato ad avere più voce in capitolo nei nuovi equilibri societari, a fronte di un maggiore investimento nella stessa. Equilibri che vedono uscire di scena, seppur momentaneamente, Checco Vitaglione, che in questo modo vede ridotta anche la sua operatività nelle scelte tecniche.

CONFERMA 'FORZATA' - Agli inizi di luglio viene annunciato l'ingaggio di Pepe, ma subito dopo si scatena il terremoto societario in casa Turris, con l'iscrizione raggiunta in extremis e un Giugliano rimasto "quasi solo" al comando. Si riscrive quindi nuovamente l'organigramma: Calce si defila, mentre rientra Vitaglione, con il difficile compito di costruire la squadra con un mercato low-cost. Nonostante ciò Pepe rimane al timone, sebbene chi lo avesse portato a Torre, chi garantisse per lui, di fatto non faceva più parte della società. Ed è proprio qui, forse, il punto chiave della vicenda. La Turris si ritrova con un allenatore non scelto direttamente dal direttore sportivo o dal presidente e questo inevitabilmente incide sugli sviluppi successivi.

LE PRIME FRIZIONI - Si decide dunque di continuare ancora con Pepe per evitare nuovi scossoni, sperando probabilmente che ciò possa indurre Calce ad un ripensamento, cosa che non avviene. Le prime frizioni non tardano ad arrivare. L'ex Bellaria dichiara subito di avere una idea precisa di gioco da voler proporre, con un 3-4-1-2 o 4-2-3-1 basato su una mediana tutta cuore e polmoni. Pepe esige grande dispendio di energie in quel ruolo ed i primi dubbi emergono sul possibile adattamento di capitan Manzo, che l'anno scorso aveva dimostrato di rendere molto meglio in un centrocampo a 3, complice anche la non più giovanissima età. Alcune voci parlano già di malcontento nei confronti di Pepe, che però continua per la sua strada, determinato a giocarsi la sua chance a Torre senza snaturare i suoi ideali calcistici.

IL MERCATO - Una più netta divergenza tra allenatore e proprietà emerge in sede di mercato. Pepe chiede rinforzi precisi a mezzo stampa, lasciando intendere che la squadra sia ancora incompleta, mentre Vitaglione poco dopo lo smentisce, dichiarando la rosa già valida e invitando tutti "al rispetto dei propri ruoli...". Una stoccata, nemmeno tanto velata, che induce Pepe ad una parziale correzione nel post Marcianise, quando giustifica le sue richieste di mercato come una necessità puramente numerica e non qualitativa.   

INEVITABILE FINALE - E' evidente all'esterno che il rapporto tra società e tecnico non sia dei più saldi. La situazione degenera con la fuga del vice Braca, dovuta ad alcuni dissidi con lo stesso Pepe, in occasione della quale la società non prende una posizione netta. Pepe avverte una generale mancanza di fiducia nei propri confronti e alla ripresa degli allenamenti, dopo un confronto con Vitaglione, decide che non è più il caso di continuare, lasciando la squadra in prossimità dell'esordio in campionato.

MEGLIO COSI' - Al di là della tempistica, certamente discutibile, a questo punto riteniamo tale separazione la scelta migliore per il bene della Turris. Inutile proseguire un rapporto di lavoro se tra le parti non c'è condivisione di idee e progetti. Meglio lasciarsi prima che dopo, anche se la società dopo il ridimensionamento forse avrebbe dovuto riflettere meglio se confermare un tecnico proposto da chi non c'era più. Infine, riteniamo Pepe un tecnico professionale, valido e dalle idee interessanti, ma forse poco congeniale all'attuale politica societaria e al materiale tecnico a disposizione, che richiede meno integralismo ma più adattamento e praticità per l'obiettivo prefissato.