Majella: "Grezio la spalla ideale. Futuro? La Turris ha la priorità su tutte..."

24.04.2015 06:48 di  Vincenzo Piergallino   vedi letture
Fonte: corriere del pallone (Raffaele Criscuolo)
Majella: "Grezio la spalla ideale. Futuro? La Turris ha la priorità su tutte..."
© foto di salvatore varo

Intervista a 360 gradi concessa da bomber Majella al settimanale "Corriere del Pallone":

- Rosario la tua carriere parla per te, più di 200 reti siglate e la voglia è quella di un ragazzino, per te il calcio non è solo un lavoro, dove trovi ancora tanti stimoli?

"Devo ringraziare chi mi ha insegnato l’educazione calcistica. L’umiltà e la voglia di migliorarsi mi hanno sempre caratterizzato e grazie a questi valori sto cercando di allungare la mia carriera, anche perché il giorno in cui non riuscirò più a fare determinate giocate, non sentendomi più io, alzerò la mano e saluterò tutti".

- Ripercorrendo la tua storia calcistica, hai indossato diverse maglie prestigiose (dall’Avellino al Campobasso, passando per la Casertana ed il Trapani senza dimenticare il Latina) ma non sei riuscito ad affermarti nel grande calcio, da cosa è dipeso?

"Devo dire che io ho fatto il massimo di quello che potevo fare, sia in campo che fuori. Poi secondo me ogni calciatore ha la sua strada, magari in un determinato periodo puoi sbagliare scelta, ma con il senno di poi è facile ragionare. Nel mio caso devo dire che la sfortuna ci ha messo un po’ lo zampino: dopo la trafila nel settore giovanile della Sampdoria, sono passato al Castel di Sangro in serie B, ero nella rosa della prima squadra e mi sono infortunato gravemente al ginocchio. A 22 anni non è facile, perché sei nel pieno della carriera; come si suol dire ho perso il treno, ma ho continuato a lavorare e a fare tanti sacrifici, facendo belle stagioni, importanti soprattutto sotto il profilo realizzativo (dal 2006 al 2009 ben 70 reti messe a segno con le maglie di Angri e Campobasso), ma nessuno mi ha preso in considerazione. Oggi magari qualcuno fa 20 gol in D e l’anno dopo si ritrova in B, questo è il mio unico rimpianto".

- Esperto in rimonte oltre che in promozioni, oltre a quella appena conquistata con la Turris, quale ricordi con maggior piacere ?

"Devo dire che sin da giovanissimo, avevo 19 anni, alla mia prima esperienza in carriera, prima ed unica volta in Eccellenza fino ad oggi, con una squadra di Catanzaro, sono stato chiamato a grandi rimonte, non ho mai fatto parte di rose che partivano per vincere ed è stata la costante della mia carriera, dalla Casertana al Campobasso, passando per l’Avellino. Sono state annate fantastiche e piazze che non dimenticherò mai. In più fungo un po’ da portafortuna, basti pensare dove sono adesso Avellino, Trapani e Latina".

- Anche quest’anno tanti gol ed un'affinità quasi elettiva con il tuo partner d’attacco Grezio, come sono nati i “gemelli del gol”?

"Le cose quando capitano per caso, sono le più belle e soddisfacenti, ma devo svelare un aneddoto, l’anno scorso io ero appena arrivato al Matera e la domenica successiva affrontammo la Turris, in quella partita Grezio mi colpì, pensai che per caratteristiche sarebbe stata la spalla ideale per me e mi sarebbe piaciuto giocare con lui. Il fato ci ha aiutato: quest’anno anche se non provavamo movimenti particolari in allenamento, ci veniva tutto naturale, ci trovavamo ad occhi chiusi. Grezio è davvero un calciatore di categoria superiore, oltre che un amico, visto lo splendido rapporto che abbiamo fuori dal campo".

- Il campionato appena concluso e conquistato, si è rivelato più difficile del previsto, ci racconti il momento più difficile e la svolta che vi ha portati alla vittoria finale?

"Innanzitutto devo fare i miei complimenti alla Sessana, un avversario di tutto rispetto che ci ha reso la vita davvero difficile. Alla fine del girone d’andata eravamo sette punti sotto, non era semplice rimontare, forse l’uscita dalla Coppa Italia ci ha dato una mano. Ci siamo concentrati su un unico obiettivo ed abbiamo dimostrato tutto il nostro valore. Personalmente non dimenticherò mai la vittoria con la Sibilla: eravamo sotto di due gol, in casa tra l’altro, ed il pubblico non ci ha mai abbandonato. Nella ripresa ribaltammo il risultato e quella vittoria, più che della Turris, fu della tifoseria corallina".

- Dopo tanti anni di serie C e D quest’anno hai deciso di ripartire dall'Eccellenza, cosa ti ha spinto ad accettare la Turris?

"Torre del Greco, questo mi ha convinto. Ho un legame speciale con questa città: mia moglie è di Torre, ho una scuola calcio in città, poi ho avuto dei meriti anche io. Sono stato bravo a calarmi in un determinato contesto calcistico, sono sempre stato convinto di una cosa: se scendi di categoria non farai mai il fenomeno, ma bisogna calarsi con la giusta mentalità per poter fare bene. Poi devo ringraziare la Turris, la città ed il suo pubblico che in tante partite ci ha regalato la sensazione di giocare in un‘altra categoria".

- Cosa si prova nell’aver riportato una nobile decaduta come la Turris, nel calcio dilettantistico che conta?

"Cosa posso dire ? E’ stata una grandissima emozione, essendo un attaccante, ed avendo avuto la fortuna di fare qualche gol… Sentivo spesso il boato del pubblico, ma l’ultimo è stato stupendo. La D deve rappresentare un punto di partenza per la Turris, per me è un motivo di orgoglio aver fatto parte di questo progetto, anche perché tutti gli obiettivi che ci eravamo posti, sia di squadra, che personali, sono stati raggiunti".

- Una vita fatta di gol, Rosario, l’anno prossimo con quale maglia ti vedi addosso?

"Non è un segreto, vorrei rimanere alla Turris, anche perché c’era una mezza promessa con la società all’inizio dell’anno. Logicamente le cose si fanno in due: se mi vorranno ancora, io non potrò che essere felicissimo. Nella mia carriera non ho mai fantasticato, nel caso in cui non dovesse proseguire il connubio con la Turris sono pronto ad ascoltare qualsiasi offerta, a patto che si tratti di persone serie e di un progetto serio. Ma ci tengo a sottolineare una cosa, la Turris ha la priorità: come ho sempre fatto nella mia carriera, dò la priorità alla squadra con cui ho finito la stagione e con cui mi sono trovato bene".

- Quali sono stati i tuoi idoli calcistici e a chi ti sei ispirato maggiormente?

"Facile, Montella ed Inzaghi, dal primo ho “copiato“ l’esultanza e ammirato le qualità tecniche, del secondo mi ha sempre colpito il fiuto del gol, quel trovarsi al posto giusto nel momento giusto, magari lo vedevi  giocare e pensavi  Ma non sa fare nulla , ma da attaccante posso dire che aveva una grandissima qualità: saper fare i gol facili, non è un caso che concludesse ogni stagione in doppia cifra".

- Tra i tanti allenatori che hai avuto, chi ti ha segnato maggiormente?

"Il primo allenatore è stato mio padre, infatti ho iniziato a giocare nella sua scuola calci. Negli ultimi anni mi hanno colpito mister Maiuri e mister Giovanni Ferraro, secondo me possono davvero arrivare in alto perché hanno tanto da insegnare. Lo stesso Santosuosso, una sorta di guru, sa già cosa accadrà in campo, a meno sette dalla Sessana lui ci credeva davvero, per gestione del gruppo e positività è davvero un grande".

- Tante squadre e tanti compagni di reparto, chi ti ha impressionato e chi secondo te ha ottenuto di meno rispetto alle proprie qualità?

"Il primo nome che mi viene in mente è il “cobra“ Romano, ad Avellino formammo una gran coppia gol, è stato un onore giocare con lui. Lo stesso Grezio come ho già detto mi ha colpito. Non riesco a dire chi mi ha deluso, anche perché ho sempre avuto un ottimo rapporto con i miei compagni di squadra. Posso dire però che Pastore meritava una carriera migliore, la stessa cosa vale per mio fratello; ci ho giocato insieme e non capisco ancora il perché non sia arrivato più in alto".

- Dall’alto della tua esperienza, che consigli daresti ai giovani che si affacciano nel mondo del calcio affinchè possano affermarsi?

"Sinceramente, spero in un cambio di mentalità nei giovani: ci vorrebbe meno presunzione e molta più umiltà, anche perché i sacrifici vengono sempre ripagati. I ragazzi dovrebbero capire che categorie come l’Eccellenza ma la stessa serie D, sono vetrine importanti soprattutto per loro, ma senza voglia di migliorarsi, di apprendere, avranno vita breve, calcisticamente parlando".

- Prima o poi, per tutti arriva il momento di dire basta, Rosario una volta appesi gli scarpini al chiodo cosa vorresti fare?

"Premettendo che mi sento ancora bene e la voglia di giocare a calcio è la stessa di quando ho iniziato, un giorno mi piacerebbe fare il responsabile di un settore giovanile, oppure fare l’allenatore, comunque vorrei rimanere nel mondo del calcio".

- Rosario per concludere questa intervista, vorresti salutare i nostri lettori ed in particolare quelli della Turris?

"Un saluto a tutti i tifosi della Turris, la serie D appena conquistata deve essere un punto di partenza, ma passo dopo passo e senza fretta, per non ricommettere gli errori del recente passato. Vincere è sempre difficile, ma i tifosi della Turris sanno come si sta vicino ad una squadra, ripeto la D deve rappresentare un trampolino di lancio, nella speranza di un futuro sempre più roseo o in questo caso, sempre più rosso".