Noi e la Turris all'ultimo bivio: soli contro tutti!

20.08.2019 09:43 di  Vincenzo Piergallino   vedi letture
Noi e la Turris all'ultimo bivio: soli contro tutti!

Sono anni che ci torturiamo fegato e cervello per pensare a questa cosa qua, mentre la applichiamo alla condizione di tifosi della Turris. Intorno a noi tutto si muove, tutto corre, tutto cambia e rinasce rapidamente. Nuove piazze e nuovi modelli calcistici si affacciano all’orizzonte, come fosse il naturale alternarsi delle stagioni. Tutto si muove, tutto corre, si. Ma non qui. Se gli altri hanno la luce noi restiamo al buio, e tiriamo pure un sacco di calci alla cieca.

Ma la colpa, alla fine, a chi vogliamo darla? La verità è che, ormai, Torre del Greco non si appartiene più e lo stadio ‘Amerigo Liguori’ è diventato, suo malgrado, il simbolo di una violazione, di una invasione. E non è una questione materiale ma puramente morale. Chi ha invaso i nostri sogni, i nostri pensieri, i nostri propositi nell’anno della consacrazione? Quando è successo che, con la scusa di una città a misura d’uomo, ci siamo consegnati, con le nostre mani, alla paura e al senso di colpa?

Qui siamo nella città del corallo, la terra del mito. Nel senso che la realtà, appena tocca terra, perde consistenza diventando un incubo da raccontare all’infinito. Quindi siamo un thriller, benissimo, nulla di nuovo. Ma di pallone parliamo al prossimo giro? In realtà lo stiamo facendo proprio adesso. Perché se è vero che, nella squallida e maleodorante trincea in cui siamo finiti, le classiche due vittorie consecutive della Turris sarebbero il primo capitolo della favola che non si vuole arrendere al degrado, il resto sarà soltanto compito nostro.

E chi parla di ‘ultimo bivio sociale e sportivo’ ha perfettamente ragione. Come diceva quella canzone? “Siamo soli nell’immenso vuoto che c’è”. E’ esattamente così. Soli contro il resto del mondo, contro i panchinari della politica che, ogni  sera, raccontano ai propri cari di fare i titolari. Siamo soli a difendere il più solo di tutti. Proprio lui, Antonio Colantonio e il suo progetto ostinato di una nuova Turris. Se ci prendiamo cura di lui avremo cura anche di noi stessi. Ma il tempo è quasi scaduto, mentre Il campionato più importante degli ultimi vent’anni chiama a raccolta le poche coscienze rimaste in questo paese dei balocchi andati a male. Proviamo a pretendere, per l’ultima volta, un destino diverso per Torre del Greco. E per questa nuova Turris  che, sempre più sola, si ostina a resistere.

Ettore Troia