L'appello di Ciro Venerato: "Sosteniamo la Turris, aiutiamo Colantonio. Fabiano l'uomo giusto per la risalita. Chi rinnega le proprie radici..."

06.10.2018 19:42 di  Vincenzo Piergallino   vedi letture
L'appello di Ciro Venerato: "Sosteniamo la Turris, aiutiamo Colantonio. Fabiano l'uomo giusto per la risalita. Chi rinnega le proprie radici..."

Momento non facile per la Turris, per i suoi tifosi e per il presidente Colantonio, che dopo le fatiche dello scorso anno e gli sforzi di questa estate si augurava tutt’altro inizio di stagione. La presenza inaspettata del Bari prima, i risultati dei corallini poi, sembrano aver creato rassegnazione e disillusione in una piazza che da 18 anni aspetta la volta buona, che puntualmente non si realizza.

Nonostante ciò, c’è ancora tempo e modo per correre ai ripari e salvare la stagione. Ed è per questo che Ciro Venerato, noto giornalista sportivo della Rai ed originario di Torre del Greco, il quale non ha mai nascosto la sua fede per i colori corallini, ha voluto esprimere il proprio appello alla sua città natale tramite le colonne di TuttoTurris. Ecco di seguito il suo editoriale…

Un avvio deludente contraddistinto da due dolorosi divorzi. Non era questo l’abbrivio di stagione che sognavamo per la Turris. Delusione e sconforto fanno capannello nei nostri cuori, feriti da troppi anni di delusioni. Non vedere la maglia corallina in serie C da 18 anni mi fa male. Ho avuto la fortuna di raccontare pagine epiche del calcio torrese, collaborando con Tele Torre (fondai il primo tg televisivo e il rotocalco  sportivo fisso del giovedì), Gazzetta dello Sport ed il Roma. Sono passati diversi anni e tanti giovani che oggi seguono la Turris non sanno quanto grande fosse l’amore per quella maglia. Da ragazzino ebbi la fortuna di gustarmi la grande Turris dell’era Gaglione, raccontata nelle epiche radiocronache dell’immenso Antonascio. Grazie a Ciro Di Franco, figlio dello storico Ciccio, magazziniere della squadra, feci più volte il raccattapalle.

Conobbi il grande Ezio Volpi, poi Ulderico Sacchella e Canè, idolo del mio povero nonno Vincenzo, napoletano trapiantato a Torre, che mi insegnò ad amare anche il Napoli. Un team di grandi calciatori caratterizzò quel periodo: Neri, Fedi, Fiorillo, Albano, Capogna. Su tutti il nostro grande concittadino Enzo Strino (quante lacrime ho versato per lui). Un uomo vero, un torrese autentico che rinunciò a piazze più importanti per non tradire la sua amata squadra del cuore. Andò a Potenza per risollevare le anemiche casse della società, gestita male dopo l’addio di Gaglione e De Luca.

In quel periodo iniziai i miei primi reportage corallini, collaborando con Radio Betania, sponsorizzato da Tommaso Gaglione, un amico che ha creduto sempre in me, segnalandomi anni dopo anche alla Rotopress, nota agenzia di stampa campana degli anni ‘80-‘90.

Oggi la Turris sta provando a ripartire tra mille difficoltà. Con l’avvento delle pay tv gli stadi sono sempre più deserti, soprattutto nelle serie minori. Chi mette soldi e passioni in campionati di basso profilo va solo lodato. Antonio Colantonio ci ha messo faccia e quattrini, investendo tanto in 2 anni. Certo, avrà speso forse male i suoi soldi, ma questo lasciamolo dire al campo nei prossimi mesi. Non conosco, per ovvi motivi logistici, i problemi e le lacune emerse con il precedente allenatore, ma conosco abbastanza Fabiano per pensare positivo. E’ un professionista che si è fatto da solo, lavorando e migliorandosi nel tempo. Ha raccolto molto con poco: ha le doti per rianimare la Turris. Aggiungendoci sangue corallino: il che non guasta. Tifo per lui, incondizionatamente.

E’ nei momenti difficili che si aiuta chi è in difficoltà. Io non amo salire sul carro dei vincitori. Ci metto la faccia ora, che le cose vanno male. Diamo affetto e sostegno al presidente e alla proprietà. Solo chi non opera non sbaglia ma spesso Torre sembra Genova: prevale sempre il mugugno. Anche quando la Turris vinceva tanto c’era sempre qualcuno in città che aveva da ridire su tizio o su caio. Così non si va avanti. L’unione fa la forza. Io credo che il calcio sia amore e appartenenza: tifo per il campanile. Al di là del risultato. Non la penso come Boniperti: vincere non è l’unica cosa che conta. Difendere un ideale, battersi per la propria città, lottare su ogni pallone dando tutto se stessi: questo conta.

Colantonio ha ridato una speranza ad un club che sembrava nuovamente vicino alla fine: aiutiamolo. Sono certo che la squadra riprenderà un cammino degno del nostro passato, ma potrà farlo solo se la città tutta farà sentire il proprio sostegno. Detesto quelli che vanno al Liguori solo quando si è primi: una squadra va sostenuta sempre.

In bocca al lupo mia vecchia, cara, amatissima Turris. Il valore di un sentimento è la somma dei sacrifici che si è disposti a fare per esso. Metafora appropriata per chi ama davvero. Ogni riferimento a Vincenzo Strino è puramente voluto. La Turris è la nostra seconda pelle. Chi rinnega le proprie radici non solo non ha passato, ma difficilmente avrà un futuro.

CIRO VENERATO

CAPO SERVIZIO RAI