Altre intercettazioni: il Neapolis provò a pagare due giocatori, ma il Due Torri non si piegò

20.05.2015 20:27 di Vincenzo Piergallino   vedi letture
Fonte: amnotizie.it
Altre intercettazioni: il Neapolis provò a pagare due giocatori, ma il Due Torri non si piegò

Avevano provato a comprarla, quelli della Neapolis, la partita a Piraino col Due Torri. Anzi, pochi giorni prima quel 2 novembre del 2014, a Patti Marina ci fu persino un incontro nel quale girarono soldi che dovevano arrivare a due tesserati.
E’ la parte di ordinanza di custodia cautelare che ha portato al fermo 50 persone per Calcioscommesse a rivelare a pagina 183 cosa sarebbe avvenuto quel giorno.
“Il 2 novembre 2014- scrivono gli inquirenti- la dirigenza del NEAPOLIS era impegnata su più fronti, adoperandosi per combinare il risultato di più incontri del campionato di calcio di serie D. Oltre all‟alterazione delle partite disputate tra il MONOPOLI e la PUTEOLANA e tra il MONTALTO e la FRATTESE, CICCARONE e MOXEDANO tentavano di “comprare” pure il risultato dell‟incontro che vedeva il NEAPOLIS opposto al DUE TORRI. Allo scopo, i due cercavano di acquistare con l‟intermediazione di tale PIRAINO Daniele e di un Franco in corso di identificazione le prestazioni di due calciatori del DUE TORRI. Nonostante gli sforzi, e il denaro promesso, CICCARONE e MOXEDANO non riuscivano nellimpresa. Il NEAPOLIS perdeva per 1 a 0. Il risultato finale, quindi, non aveva l‟esito sperato evidentemente perché, a dispetto degli impegni assunti da PIRAINO, il campo del DUE TORRI risultava insuperabile per il NEAPOLIS, ridotto in 10 per quasi tutto l‟incontro e costretto a misurarsi con una squadra che il suo d.s. definirà “scorbutica”. In queste condizioni, nemmeno avere acquistato le prestazioni di due calciatori della squadra avversaria portava la compagine di CICCARONE e MOXEDANO alla vittoria.”

Chi sono i giocatori lo dice la stessa ordinanza: una è da identificare, l’altro sarebbe stato Cassese.
A fare da intermediario, sempre da quanto emerge dalle carte, il procuratore calcistico palermitano Daniele Piraino. L’incontro per pagare avviene a Patti Marina lo stesso giorno della gara. Alle 10,47 il direttore sportivo si sente con Daniele Piraino per dire che è già per strada e si vedranno sul lungomare.
Torna a scrivere la Procura:

"Contattato finalmente PIRAINO, CICCARONE metteva subito le cose in chiaro: aveva con sé il compenso che il presidente MOXEDANO aveva messo a disposizione per retribuire gli artefici della combine e ne avrebbe dato prova al PIRAINO quanto prima ovvero già la mattina del giorno seguente, poche ore prima dellincontro di calcio. PIRAINO non doveva fare altro che dargli un appuntamento e portare con sé gli altri partecipi dellillecito accordo, cui mostrare che i dirigenti del NEAPOLIS facevano sul serio. Qui, come altrove, manco a dirlo, gli interlocutori discorrevano per telefono preoccupandosi di celare dietro un gergo sibillino (chiamavano documenti i soldi che MOXEDANO aveva dato a CICCARONE per comprare i servigi dei calciatori del due torri) il significato reale del loro colloquio ma il tentativo risultava maldestro. “…

Antonio CICCARONE: "ti volevo dire! tu lo sai che qua per prendermi questi benedetti documenti…mezz’ora, mezz’ora ho aspettato tre ore e mezza, comunque sono riuscito a prenderli e sono in viaggio. Arrivo questa notte! Ti chiamo domani mattina presto!…".

Quindi si aggiunge:

"L’impegno speso e il denaro impegnato non bastavano però ai vertici del NEAPOLIS per accaparrarsi la vittoria sul campo del DUE TORRI. Qualcosa non andava secondo i piani, qualcuno, secondo la diagnosi fatta da CICCARONE e MOXEDANO, non aveva mantenuto gli accordi stretti. Prima che finisse il primo tempo della partita, il NEAPOLIS perdeva per 1 goal a 0, costretto all’inferiorità numerica dall‟espulsione di un tale TIMPANO. MOXEDANO, in trepidante attesa, aveva un filo diretto con CICCARONE, che seguiva la squadra sul campo del DUE TORRI. Appresa la notizia che il “suo” NEAPOLIS era in svantaggio, MOXEDANO aveva un solo pensiero per tentare di correggere landamento dell‟incontro: contattare “Francesco” , e lo suggeriva a CICCARONE. Il direttore sportivo, questa volta, non assecondava il suo presidente, rispondendo sommessamente “…cosa gli dico presidè adesso…”.

Finita la partita, che aveva visto il NEAPOLIS perdere per 1 a 0, CICCARONE discuteva al telefono della sconfitta appena subìta con Franco, che non se ne dava una spiegazione. Davanti allo stupore del complice, che esclamava “…ma da te abbiamo perso addirittura…” , CICCARONE reagiva cercando una ragione alla sconfitta tentando di capire chi, tra i partecipi della combine, non fosse stato ai patti. Il linguaggio con cui si esprimeva il d.s. del NEAPOLIS era, come al solito, sibillino, nascondendo il reale significato delle sue parole dietro termini gergali il cui valore criptico riusciva maldestro, più che nelle altre circostanze evidenziate. Allo stupore di Franco per la sconfitta del NEAPOLIS sul campo del DUE TORRI, CICCARONE infatti reagiva chiedendo “…quella pratica… dietro… l’iniziale… eh… della… della pratica… quant’era… che lettera era… ti ricordi?…” , al che Franco, adottando lo stesso linguaggio, replicava “…aspetta…la c… oh… era… te lo dico io (p.i.) l’ispettore… se tu mi dici il nome…uno…erano due gli ispettori…uno è CASSESE…” .

Quanto malcelato fosse il reale oggetto della conversazione tra i due è evidente ricordando che, solo la sera prima della partita, CICCARONE chiedeva conferme a Franco sulle disposizioni da osservare in ordine alla retribuzione dei complici della combine usando proprio il termine “pratica” per indicare l‟affare illecito che avevano concertato. Anche qui il gergo “pratica” indicava nient‟altro che la combine dell’incontro di calcio.